Le mie Whitsundays Islands ( un pensiero per tirarci sù dal perfido giovedì mattina)

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Lo so, Lo so, siamo tutti tornati a lavoro, studio, stage, collaborazione non pagata, co.co. pro ecc. Però due minuti da dedicare alle vacanze appena trascorse si posso trovare,  soprattutto nel giorno della settimana che non sa di nulla: non è quasi weekend, non è appena lavoro, è in mezzo alla settimana. E basta.

Se avete tempo passate un attimo a leggere anche delle mie vacanze, vi assicuro che ne vale la pena.

Tre giorni ad Airlie Beach : un paradiso inaspettato pubblicato oggi su Blog di viaggi

 

Tre giorni alla scoperta delle Blue Mountains meno turistiche

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Per chi se lo fosse perso, ecco il post sui miei tre giorni nelle Blue Mountains pubblicato su Blog di Viaggi: http://blogdiviaggi.com/blog/2013/08/30/visitare-sydney-e-le-blue-mountains-itinerari/

Enjoy!

Alexis Paparo

Airlie Beach con un occhio al prezzo e uno allo stile

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Ecco il mio quarto post per Viaggi Low Cost sul Backpakers by the Bay di Airlie Beach, un ostello della serie “ce ne fossero” e una novità: sono diventata uno degli autori del sito! D’ora in poi, se vorrete, vi ammorberò anche da lì:P

Alexis Paparo

Ultimo giorno a Sydney: Wooloomooloo non è (solo) uno scioglilingua e la vita non si riavvolge

25/26 agosto

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Wooloomooloo, la parola con più “o” al mondo, oltre ad essere una di quelle che mi ha divertito di più, è un quartiere di Sydney. Si trova tra Potts Point e i Royal Botanic Gardens ed è stata la meta del mio ultimo giorno in città. Non ha nulla di speciale o, come direbbe una mia cara amica, di imperdibile, eppure le villette a due piani schiacciate le une alle altre, le piazzette alberate, i piccoli bistrot, i murales, la gente rilassata, il mantra “no worries” che sprizza loro da tutti i pori mi hanno affascinato.

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Dopo aver girovagato un po’ abbiamo raggiunto la St. Mary Cathedral, principale chiesa di Sydney, in stile gotico, iniziata nel 1869 e terminata nel 1828. E’ immersa in un bellissimo parco alberato con l’erbetta fresca, quasi fragrante. Al limitare del parco un grande giardino giapponese con giochi d’acqua e cascatelle, e proprio di fronte alla Cattedrale il Bodhi Bar and Restaurant, che fa tapas orientali. (Idea fantastica perché in Italia non ci abbiamo ancora pensato?!)

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Mi sono seduta sul pratino, ho camminato in mezzo alla gente, ho mangiato tapas di sushi di fronte a St Mary e cheesecake alla ricotta in un caffè di The Strand Arcade, centro commerciale del 1891 tutto legni, mosaici e vetrate colorate, mi sono fermata a guardare gli artisti di strada. Che città. Non è la più bella che io abbia mai visto, eppure solo qui e a New York ho avvertito quella sensazione di familiarità totalmente ingiustificabile visto che ci sono stata solo 4 giorni, che ti fa dire “potrei vivere qui, e bene”.

Sono rientrata in hotel, il Mercure Potts Point 4 stelle (doppia con bagno circa 130 euro a notte. Per noi 60 con, ma che ve lo dico a fare, Trivago) giusto prima del tramonto. Ottima idea, perché la vista dal letto era questa, e il sentimento nel cuore era ” non voglio andare via”. IMG_20130825_171028

Ma la tristezza non ha fatto in tempo a mettere radici. Dopo un paio d’ore ero a Surry Hills:  ottima cena e chiacchiere ancora migliori con Cherrylin e Yolima, esempi di come a Sydney e in Australia le persone siano meravigliose.

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Il “non voglio andare via” a questo punto si è ovviamente acuito. Ma il letto è supercomodo e le luci della città mi non mi fanno essere triste. Domani si parte. Il nastro è finito e non si riavvolge. Ma è pieno di emozioni, incontri, vita. Ed è quello che conta.

Alexis Paparo

Airlie Beach: tu chiamale, se vuoi, emozioni

22/24 agosto

Potrei postare solo le foto e questo sarebbe comunque uno dei post più belli di Australia:il viaggio. Però anche le emozioni che ho provato in questi tre giorni qui forse meritano di essere raccontate.

La gioia nel vedere in lontananza dalla macchina la baia e Airlie Beach nascoste nel verde, e poi sempre più vicine. Arrivare sul lungomare, lasciare l’auto nel primo parcheggio disponibile e fiondarci a pranzare in spiaggia, sotto le palme. Senza parlare.

Lo stupore nel capire che i minuscoli ciottoli bianchi in riva all’oceano sono in realtà miliardi di conchiglie, la gara a chi raccoglie le più belle, per poi buttarle in mare, accompagnata dai goffi tentativi di non romperne nessuna nel processo.

La soddisfazione nel vedersi assegnata una delle due uniche camere con vista sulla baia e accesso al giardino di tutto l’ostello, il Backpackers by the bay: pulito, accogliente, personale gentilissimo. Lo consiglio.

La leggera ma piacevole agitazione per la gita del giorno dopo alle Whitsundays Islands. Sentire l’aspettativa che cresce.

Il buonumore che mettono il caffè gratis, le chiacchiere con sconosciuti che a fine giornata diventeranno amici, il luccichio del sole mattutino sul mare e l’allegria del team di Ocean Rafting, l’operatore che abbiamo scelto per la nostra gita di un giorno.

La sensazione di libertà estrema che provi con il vento, il sole e gli spruzzi delle onde sul viso. Il battito che accelera quando avvistiamo da lontano due balene, dico BALENE. E che aumenta quando ci avvicinavamo e sono ancora lì.

Lo stupore continuo davanti alla spiaggia più bianca che io abbia mai visto, all’acqua più trasparente che io abbia mai visto, ai pesci più grandi e colorati che io abbia mai visto, alla barriera corallina più grande del mondo.

La malinconia che ti prende quando realizzi che hai vissuto un’esperienza fantastica, e che sta per finire.

L’allegria, e la pazzia, di una serata passata con gli sconosciuti della mattina diventati amici. La meraviglia semplice di quattro birre sulla spiaggia sotto la luna al contrario. La sensazione di essere tornata, per una sera, 10 anni indietro. E di stare bene lì.

Sentimentalismi. Forse troppi. Ma è la mia ultima sera a Sydney e in Australia. E non voglio tornare.

Alexis Paparo

Townsville: time to recover

18/22 Agosto
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Quattro giorni a Townsville per riprenderci da quasi 2000 km in macchina in 3 giorni. Quattro giorni a Townsville per fare vita da spiaggia e sguazzare nell’Oceano, incredibilmente caldo e gelly fish-free, a. k. a. meduse locali, in alcuni casi letali nella maggior parte molto dolorose. Quattro giorni per tornare a mangiare qualcosa di sano e buono (nel centro Australia sembrano essere due concetti che si oppongono per principio) ovvero: la cesar salad non è l’unica insalata che esiste. Quattro giorni dormendo nello stesso posto, un buon posto, dove volendo si può anche lavorare qualche ora in cambio della sistemazione gratuita, la Civic Guest House, che ho recensito per il sito Viaggi Low Cost.( qui la recensione: http://www.viaggi-lowcost.info/dove-dormire/civic-guest-house-townsville/)

Ecco la mia personalissima classifica delle quattro cose migliori di Townsville:

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la vista della città, dell’Oceano e dell’immensità di questo meraviglioso continente da Castle Hill, il massiccio di granito rosa che si trova alle spalle della città. Nonostante il nome, il castello non c’è, anche se la vista è da re e ti fa venire in mente quelle scene da film in cui un uomo anziano, nobile, ricchissimo o entrambi dice al proprio figlio: “Tutto questo un giorno sarà tuo”. In compenso è pieno di australiani di tutte le età che si fanno questi 330 metri sul livello del mare fino alla vetta a corsa, in bici o a passo veloce. Con il sole alto. Devono smaltire tutto il fritto mangiato in settimana, e poi, immaginatelo, per chi può, detto con la voce di Ned Stark “l’estate sta arrivando” (piccolo omaggio ai libri di George R. R. Martin che mi sono portata da leggere in questo viaggio). E bisogna rimettersi in forma. C’era una leggera brezza, non è vero?

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il ristorante sul lungofiume “A bit of Salt” : vista incantevole, cibo di qualità, con una buona scelta di piatti vegetariani, servizio impeccabile, forse un pelino invadente (chiedere almeno 5 volte se i piatti che stavamo divorando erano buoni è decisamente superfluo), è conto più che onesto.

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il bellissimo lungomare, con palme, accesso alla spiaggia, tavolini e panchine, zone barbecue, bar e dehors. Proprio come ci si immagina il lungomare di una città sull’oceano. E a volte è bello trovare le cose come ci si aspetta che siano.

And the winner is…. The Billabong Sanctuary!IMAG1019IMG_20130820_132507IMG_20130820_124736

Bioparco a 20 km da Townsville, dove ho potuto accarezzare un koala, tenere in braccio cucciolo di coccodrillo, portare a passeggio un dingo, assistere a una gara di velocità tra tartarughe, dar da mangiare ai canguri, liberi di muoversi in tutto il parco è desiderosi di attenzioni e grattatine sul naso. Avrei anche potuto mettermi addosso un boa, ma non esageriamo.

By the way: se volete godervi Townsville ma pensando a tutta quella strada in macchina cambiate subito idea, fate un pensierino ai voli interni, spesso low cost se prenotati con notevole anticipo, e che in Australia sono un’ottima alternativa ad auto e treno. La compagnia che ha più tratte è quella di bandiera, la Quantas, ma ci sono anche compagnie locali o dei Paesi vicini che propongono spesso voli low cost come la Jet Star, la Tiger Airways e la Virgin Australia.  Il mio viaggio di ritorno a Sydney lo farò così.

Alexis Paparo

Carnarvon Gorge: alberi preistorici, pitture aborigene e la gioia di superare i tedeschi su tutti i percorsi del parco.

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Il Carnarvon National Park è un’oasi di verde e acqua in quel deserto che è il Queensland centrale. Si vede da lontano, il verde degli alberi del parco quasi brilla sotto il sole e i suoi quasi quaranta gradi e risalta a chilometri di distanza tra erba secca e alberi sparuti. Ma arrivando lì, dopo una cinquantina di chilometri di strada sterrata che si sommano ad altri 100 di asfalto, le alture ricoperte di boschi non sono che la superficie. Il bello è quello che ci sta in mezzo: ovvero una gola, un tempo letto di un grande fiume, ma ora ricca di vegetazione tropicale, palme, felci, di animali liberi, piccoli rigagnoli e laghetti da attraversare camminando sui sassi. Le pareti di roccia che racchiudono la gola mozzano il fiato, e su alcune di queste, la zona è chiamata “Art Gallery“, sono impresse oltre 2000 pitture aborigene, che rappresentano uno dei migliori esempi di arte dei nativi australiani.IMAG0882 IMAG0912 IMAG0906

Queste sono le foto del Ward’s Canyon, una piccola gola laterale, nella quale la temperatura si abbassa incredibilmente di una decina di gradi solo superando qualche grande roccia, e dove esiste la colonia più grande del mondo di alberi preistorici simili a grandi felci, gli Angiopteris evecta.

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Tutto meraviglioso, davvero. Ma devo ammettere che mi ha dato altrettanto piacere raggiungere e superare, con le scarpe da tennis, due gruppi di tedeschi vestiti di tutto punto, con scarponcini da trekking e racchettine comprese, e arrivare al punto di partenza ben prima di loro. Ad un certo punto uno dei loro figli ha iniziato a correre, tentando di rimanere in testa, decidendo di ripiegare per la via dei bagni pubblici dopo una quindicina di minuti. Undici chilometri e mezzo di salite, discese e attraversamenti sui sassi in due ore e cinquanta. Un tempo niente male, con buona pace dei tedeschi, arrivati quando quasi avevamo finito di pranzare.

Alexis Paparo

Questa Australia che sa molto di America e anche un pò d’Africa

16/18 agosto

Questi tre giorni di viaggio nell’Outback australiano che ci hanno separato da Townsville e dalla costa nord sono sembrati almeno il triplo. Sia perché abbiamo percorso circa 1800 km, sia perché ci saremmo fermati, tra cibo e pernottamento, in una decina di (il termine è assolutamente sprecato) cittadine fatte di villette prefabbricate con giardino, pompe di benzina, chiese, motel, qualche negozio e spesso uno/due pub che la sera accolgono più o meno tutta la popolazione al di sopra dei 18 anni. Ci si trova anche un supermercato, per nostra sfortuna quasi sempre chiuso. (l’orario standard di chiusura è alle 6 p.m., in alcuni casi alle 4 e mai siamo arrivati nelle nostre destinazioni per la notte prima di quell’ora). Stanze di motel con i muri di compensato, il latte in frigo, il posteggio auto appena fuori dalla porta e l’insegna di neon colorato. Cucine di pub e ristoranti chiuse dopo le 9, quindi una sera la cena è stata una disgustosa pizza ananas e prosciutto e qualche rimanenza della spesa provvidenziale fatta a Sydney, che ci ha risolto più di qualche problema. E il cibo… Dico solo che tutte le volte che abbiamo mangiato bene a Sydney e nelle Blue Mountains le abbiamo scontate in questi giorni. Patate e carne, carne di tutti i tipi e patate in tutti i modi, pesce solo fritto e verdure annegate nella besciamella. Il mio stomaco è un po’ provato. È stato facilissimo pensare di essere in America invece che in Australia. Anche per i paesaggi: pascoli e campi a perdita d’occhio, qualche fattoria con le staccionate bianche. E poi strada, strada, strada. Più che altro era l’ecatombe di canguri che avevano fallito l’attraversamento e giacevano al ciglio della strada a ricordarmi dov’ero. Poveri animaletti. Tutta esperienza: ora so a che ora è meglio viaggiare per evitare di uccidere i canguri, che il pesce si può friggere in 5 modi diversi, che bisogna sempre portarsi dietro una scorta d’acqua, meglio se un bidoncino, che le uniche compagnie telefoniche che funzionano qui sono Telestra e Optus, che i guidatori di road train, a dispetto del mostro che guidano, sono gentilissimi, controllano la strada per te, rallentano e ti fanno segno con la freccia destra quando la via è libera e puoi passare. Ma la sera è meglio averli davanti perché i loro fari illuminano la strada più di 10 pali della luce.

America quindi.

Ma perché anche un pò Africa? I paesaggi brulli che sembravano savana mi hanno fatto venire in mente l’Africa anche se non sono mai stata. E poi a cavallo del Queensland ho visto parecchi dromedari, se non ci credete ho anche le foto. E questo conta qualcosa no?

Alexis Paparo